lunes, 11 de enero de 2010

Sinterklaas, la più divertente e interessante festa olandese

Il cinque di dicembre si festeggia nei Paesi Bassi una delle feste più importanti dell’anno (insieme a ‘Koninginnedag’, il ‘Giorno della Regina’ il trenta d’aprile). Si chiama ‘Sinterklaas’ (prima ‘Sint Nicolaas’), ossia ‘San Nicola’. E no, non è Babbo Natale, è al contrario. A Nuovo Amsterdam (il posteriore Nueva York), una vecchia colonia olandese si festeggiava anche questa festa. Di là spuntó Babbo Natale. È una festa così originale, culturale e divertente che non posso fare altro che parlarvi su di lei. Si festeggia anche in altre parti dell’Europa Centrale ma no nella misura nella quale la festeggiamo noi olandesi.

In realtà, la festa già inizia due settimane prima del cinque di dicembre, quando Sinterklaas arriva ai Paesi Bassi con una barca dalla Spagna. Il ‘Pakjesboot’, la ‘Barca dei Regali’ si imbarca ogni anno a un’altra città olandese. Probabilmente arriva in barca perché San Nicola è il patrono dei marineri. Inoltre di molti regali e dolci, porta con sé il suo cavallo bianco che si chiama ‘Amerigo’ e molti aiutanti, che si chiamano ‘Zwarte Pieten’, ‘Pietri Neri’. Sempre ha avuto soltanto un aituante pero da quando le troppe canadesi volevano partecipare nella festa di 1946 come Zwarte Pieten sono molto di più.

Durante le due settimane prima del cinque di diciembre, i bambini mettono la loro scarpa sotto il camino o sullo zerbino qualche volta alla settimana. Un fenomeno che già esisteva nel secolo XIII nella mia città, Utrecht. Quasi sempre la riempiano con paglia e carote per il cavallo. Di notte Sinterklaas e i Zwarte Pieten passano per i tetti e le strade lasciando regali nelle scarpe. La notte del cinque di dicembre è ‘Pakjesavond’, ossia la ‘Notte di regali’ nella quale i Pieten lasciano un grande sacco pieno di regali. Nelle scarpe e anche nel sacco si incontrano inoltre di regali anche dolci, come il tuo iniziale di cioccolato, frutta o animali di marzapane e piccoli biscotti speziati. Per lo meno un regalo ha anche un poema. Questo poema espressa le qualità positive e negative del destinario. Se è un adulto, si suole reirsi anche un po’ di lui o lei. Se sono tutti adulti, è costume di mettere tutti i nomi su un pezzo di carta, metterlo in un cappello e togliere uno. Per questa persona si compra un regalo, si scrive un poema e spesso si fa anche un ‘surprise’, che è un avvolto molto originale che rappresenta un oggetto. Attualmente ci sono molti, soprattutto studenti, che fanno ‘il gioco con il dado’. Ognuno compra alcuni regalini che si mette nel tavolo e si mette un orologio da cucina per cinque minuti per esempio. Ogni numero del dado si riferisce a un’azione. Per esempio: 1 è aprire, 2 è passare tutti i regali alla persona della tua sinistra, 3 è cambiare un regalo a scelta con un’altra persona, eccetera. Questo causa molto stress se non vuoi passare i tuoi regali o al contrario, tenertili.

Le radici di questa festa sono molto antiche. La figura di San Nicola è basato su San Nicola di Bari, un vescovo che visse nel quarto secolo a Mira (nella Turchia attuale) ed è seppolto a Bari (che faceva parte del Regno di Spagna, per questo dicono que viene dalla Spagna). Presumibilmente era una persona molto generosa al quale si attribuisce vari milagri, come aver resuscitato a tre bambini. Durante tre secoli fu riverenzato soltanto nell’Oriente, ma dal secolo XIII il giorno della sua morte, ossia il sei di dicembre, è anche celebrato dai cristiani europei. Solo nel secolo XVI si è convertita in una festa familiare.

A questa base cristiana si unirono elementi pagani. Odino, un dio germanico, andava anche in cavallo bianco. Aveva un aiutante, che come Zwarte Piet portava una barra –un vecchio simbolo di fertilità-, il quale Piet usava per colpire i bambini cattivi. Per i cristiani era un demonio al quale San Nicola obbligò a realizzare degli atti nobili. Secondo altri è un bambino dell’Etiopia salvato da San Nicola. Si può vederlo anche come ombra di una parte brutta del nostro passato, rendendosi conto che I Paesi Bassi trafficò molti schiavi africani. Per questo alcuni olandesi di colore si oppongono a questo elemento. I bambini li vedono simplemente come bianchi che si sporcarono con fuliggine del camino. Mi sembra più preoccupante una frase di una delle tante canzioni che cantiamo durante la festa: “Ook al ben ik zwart als roet, ‘k meen het wel goed”. “Anche se sono nero, ho buone intenzioni…”

Ogni anno, all’inizio della festa, i miei nonno andavano al corridoio per mettersi gli abiti di Sinterklaas e Zwarte Piet. Mai li ho visti divertirsi tanto che durante quella sera dell’anno. Che peccato che non c’ero quando mio nonno decise di immitare a Sinterklaas que imitò a sua volta un rapper olandese-marrochino. L’anno prossimo mia nonna decedé giustamente tre giorni prima della festa. Ovviamente non avevamo tanta volgia di festeggiarlo, facemmo soltanto il gioco con i dadi. L’anno seguente ritornò l’allegria, e mio nonno si mise il suo abito di nuovo. L’anno passato già stava nei suoi ultimi mesi di vita. Per due infarti celerbali incapace di parlare, cenò con noi ma se ne andò prima del gioco. Quest’anno sono nell’Argentina, contando tutti che vogliono sentirlo su questa festa speciale che per me è soprattutto la festa del nonno, mio nonno, che non per caso si chiamò ‘Jan Nicolaas’, ossia ‘Gianni Nicola’.
Noortje Peverelli, tironcinante olandese

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